Archeologia

Athena Nike

 

Athena Nike

Marmo pario (lychnites)
Alt. 93 cm
430 a.C.
Opera soggetta a decreto di notifica

L’importante scultura femminile panneggiata nonostante si presenti priva di molte sue parti risulta di ottima resa plastica nel trattamento dell’incarnato e delle pieghe mosse dal vento. Grazie alla posizione delle pieghe laterali e posteriori è possibile, infatti, intuire il movimento della figura che sembra aver appena appoggiato i piedi sul suolo, in procinto di planare verso terra con il panneggio spinto indietro; il braccio sinistro a giudicare dall’attacco, doveva essere sollevato verso l’alto, mentre il destro probabilmente era disteso in basso non aderente al corpo.
Indossa un peplo con lungo apoptygma allacciato alla vita con cintura alla maniera attica, formando un voluminoso rimbocco. Le pieghe dell’apoptygma sono ampie e arrotondate, mentre ai fianchi e alla vita si infittiscono con effetto chiaroscurale. Sulle spalle ricade un’ampia egida fermata all’altezza del seno con una fibbia coperta da una figura di una piccola testa di Medusa circondata da serpentelli, tipico attributo identificativo di Athena. Mentre i fori quadrangolari presenti sulle scapole dovevano servire all’inserimento delle ali, quale attributo di una Nike; il foro visibile nella schiena era necessario al fissaggio della scultura stessa ad un piano.
Grazie ad un primo riconoscimento di Antonio Giuliano e all’approfondito studio di Eugenio La Rocca è possibile, ora, riconoscere nella scultura femminile panneggiata della Fondazione, la statua di Athena Nike, un originale greco inquadrabile nella metà del V secolo a.C., intorno al 430 a.C.
Grazie al confronto con altre rappresentazioni di Nike con l’attributo di Medusa, molto rare, è stato possibile ricostruire l’immagine completa della scultura ed è stato ipotizzato che la statua potesse essere stata collocata in origine su una colonna o su alto pilastro, quale dono votivo in prossimità di un tempio, a seguito di una vittoria militare.
Il culto di Athena Nike ci rimanda ad Atene, poiché proprio sull’alta Acropoli, accanto al Partenone dedicato ad Athena Parthenos, si trovava fin dall’età arcaica un tempietto dedicato a questo culto. Grazie all’istallazione multimediale realizzata nello Spazio Tritone della Fondazione, è possibile rivedere la scultura come poteva essere in antico secondo gli studi degli archeologi: attraverso un sistema integrato di filmati vengono visualizzate le parti mancanti e ipotizzato il contesto di origine.

 

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L’importante scultura femminile panneggiata nonostante si presenti priva di molte sue parti risulta di ottima resa plastica nel trattamento dell’incarnato e delle pieghe mosse dal vento.
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