Quest’anno, il 18 agosto, ricorre il 380esimo anno dalla morte del grande pittore bolognese, tra i massimi esponenti della pittura del Seicento italiano, e Valter Mainetti, collezionista, ne illustra due dipinti presenti nella Collezione d’arte.

Guido Reni, Gesù bambino sulla croce – collezione Mainetti
La croce è presente anche nel dipinto “San Francesco che adora il Crocefisso”, sempre in collezione Mainetti, attribuito a Guido Reni dallo studioso Stephen Pepper nella fase della prima maturità dell’artista e paragonandolo ad altre versioni simili, nonostante per l’identificazione del santo manchino i consueti attributi iconografici, il teschio e le stigmate.
Guido Reni, San Francesco – collezione Mainetti
“Nelle mie preferenze di collezionista – ci racconta Valter Mainetti, presidente della Fondazione Sorgente Group – ho una forte predilezione per i pittori della scuola bolognese del Seicento come Guido Reni e Guercino e con grande soddisfazione, sono riuscito nel tempo ad acquisire dei loro dipinti.”

Guido Reni, San Pietro penitente – collezione Mainetti
Il meraviglioso “San Pietro penitente” presente nella Collezione Mainetti mostra la raffigurazione di un San Pietro angosciato e profondamente addolorato per il rimorso di aver rinnegato il Cristo, dietro le domande incalzanti di chi lo interrogava. Claudio Strinati, Direttore scientifico della Fondazione, afferma: “Il maestro bolognese raggiunse la sua immensa e meritata fama anche grazie ai ritratti introspettivi di personaggi raffigurati nel momento in cui si manifesta un’intensa emozione. Il senso di rimorso che attanaglia il cuore di San Pietro invade completamente la composizione, veicolato attraverso gli occhi supplichevoli del Santo bagnati di lacrime e rivolti al Padre.”
“Il dipinto è stato concesso in prestito per alcune importanti esposizioni e in particolare – ricorda con orgoglio Valter Mainetti – alla mostra dal titolo “Artemisia. Donna e potere” realizzata in Olanda per celebrare la grande pittrice rivoluzionaria, artemisia Gentileschi, che ricevette una grande influenza dai grandi maestri del Seicento italiano, in particolare Guido Reni e Guercino”.

Guido Reni, Vergine in preghiera – Collezione Fondazione Sorgente Group
Un altro dipinto dal forte impatto emotivo, ma delicatamente interpretato è “La Vergine in preghiera” della Collezione della Fondazione Sorgente Group. Siamo nel periodo della piena maturità artistica del pittore, quando si specializzò nella realizzazione di questi dipinti per il culto privato, nei quali i protagonisti sono immersi in un ambiente vuoto e rarefatto, portando così lo spettatore a concentrarsi interamente sull’aspetto devozionale dell’opera.
Denis Mahon colloca il dipinto con precisione nel 1627, nel periodo della maturità quando Reni trascorse un periodo a Roma, chiamato dall’ambasciatore spagnolo per eseguire una Immacolata Concezione destinata all’Infanta di Spagna (oggi al Metropolitan Museum di New York) con la quale il presente dipinto è fortemente in relazione per la stretta analogia del modello. Nel suo studio Denis Mahon mette in risalto i toni luminosi e il colore smaltato che caratterizzano la Vergine in preghiera e ne fanno un prototipo di quel gusto delicato rese il nome di Reni famoso ed emblematico per tutta la cultura pittorica del “classicismo barocco”.
Articolo di Valentina Nicolucci pubblicato su ViPiù il 18 agosto 2022
