T
Come cultore e fervente sostenitore dell’arte e della bellezza, il mio primo obiettivo è quello di promuovere e valorizzare le eccellenze italiane, rintracciando quelle che, a mio parere, sono le opere più significative del nostro patrimonio, favorendone il loro rimpatrio, contribuendo al restauro e ad una migliore conservazione e, infine, promuovendone la fruizione.
È per questo motivo che uno dei piloni fondamentali della Collezione M, che ho l’onore di curare e valorizzare, è rappresentato dalla raccolta di un periodo di grandissimo fervore artistico in Italia: la Scuola bolognese e emiliana del Seicento[1].
Questa corrente artistica si è sviluppata in una Regione dove il mondo laico degli intellettuali e dei pittori non si rassegnava a certi canoni rigidi e conservatori e prese piede alla fine del 500 fondendo l’espressività dell’arte lombarda e romana e “creando una nuova espressiva simbiosi rappresentando il naturalismo e il classicismo, discostandosi dal classico manierismo toscano e romano” che aveva invece contraddistinto tutto il secolo che si accingeva a concludersi[2].
Quella della Scuola bolognese e emiliana, in particolar modo della cerchia di Guido Reni (localizzata a Bologna tra il 1579 e il 1642), era un’arte fortemente imperniata sul tema della penitenza, sacramento attorno al quale, in quel periodo, si concentrava la maggior critica protestante. E come portavoce della controriforma, si manifestava nella scelta e nella realizzazione di figure immortalate nel richiedere il perdono mediante l’utilizzo di una “raffinata gamma cromatica, rischiarata da un intenso gioco chiaroscurale”[3].
Anche Gombrinch, nel suo fondamentale manuale La storia dell’arte, ha visto Guido Reni e la sua cerchia come una corrente che “scartato tutto quanto nella natura gli pareva basso, brutto e inadatto alla [loro] visione”, ed ha evidenziato come “la sua ricerca di forme perfette e ideali della realtà sia stata coronata dal successo”. Nello stesso testo si può leggere che il programma della Scuola bolognese era “volto all’idealizzazione o all’abbellimento della natura secondo i canoni della scultura classica”.
Collezione M, dunque, si fa portavoce di questa corrente estetica e culturale proponendo al suo interno alcune tra le opere più importanti, tra le quali quelle di Guido Reni, Elisabetta Sirani e Benedetto Gennari, Carlo Maratti, Luca Giordano, Paolo Anesi, di Hendrik Van Lint e Locatelli. Ma tra tutti questi, quelli che in particolar modo rappresentano al meglio i miei gusti e la mia passione artistica, vi sono i dipinti del Guercino, all’anagrafe Giovanni Francesco Barbieri, che è considerato uno dei massimi esponenti della pittura italiana[4].
Nelle sue opere gli episodi e le narrazioni sui santi vengono sempre contestualizzate in paesaggi-scenografie, come particolari quinte architettoniche o naturalistiche che fanno da cornice all’azione dei soggetti. Sia nel caso di immagini di radure in un bosco, che in quello di cortili di ville cittadine, il proscenio è sempre dedicato alle figure dei protagonisti, per affermare come il vero soggetto artistico, qui, siano i sentimenti, i sensi, gli affetti. L’opera è un vero e proprio invito alla contemplazione[5].
Quali esponenti di un movimento che ha contribuito a rilanciare il nome dell’Italia e le sue eccellenze nel mondo, questi artisti hanno saputo trasmettere appieno il passaggio artistico dal precedente manierismo, verso un ritorno alla natura.
La loro nitidezza nei disegni, accompagnata dalla razionalità delle composizioni, ha trasmesso a chi ha avuto la fortuna di godere di queste opere “l’ideale classico di una bellezza ricercata tanto nella poesia quanto nella verità dei sentimenti e del mondo naturale”[6].
[1] https://www.collezione-m.it/
[2] https://www.esauriente.it/pittori-bolognesi-del-500-arte-e-opere-della-scuola-bolognese/
[3] https://www.anticoantico.com/items/173058/Maria-Maddalena-penitente-VENDUTA?
[4] https://www.collezione-m.it/
[5] https://www.informagiovani-italia.com/guercino.htm
[6] G. Bora, G. Ficcadori, A. Negri, I luoghi dell’arte: storia opere percorsi, Mondadori Education, Milano, 2009

